Le antiche mura

dalla necropoli di Sant’Antonino al santuario militare

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Descrizione

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L’itinerario si snoda nel quadrante Sud – Est di Placentia, svelando progressivamente il tracciato delle antiche fortificazioni romane. Il percorso prende infatti avvio dalla splendida basilica di Sant’Antonino, sorta presso una necropolisuburbana alla fine del IV secolo, e dedicata al Santo Patrono della città, sepolto in questo stesso cimitero intorno al 303 d.C. Poco più avanti si entra nel perimetro delle antiche mura, e si prosegue brevemente in direzione del Duomo e del complesso episcopale, le cui prime strutture in epoca tardoantica ed altomedievale (secc. VI - IX) si addossarono progressivamente alle fortificazioni orientali fino a modificarne l’andamento originario. Da qui si torna indietro nella suggestiva via Sopramuro, così chiamata per la sua sovrapposizione al lato meridionale del vallo romano, e si arriva infine al sito di due antiche porte fortificate: la Porta Aenea, ricordata da un’antica targa lapidea in latino, e la successiva Porta Meridionale, anticamente a guardia del cardine massimo di Placentia (attuale corso Vittorio Emanuele II). L’itinerario rientra quindi all’interno delle mura attraversando la grande piazza dei Cavalli (probabile sito di un santuario militare romano), e terminando infine nella piazzetta di San Martino, area dell’antico Foro urbano.

Percorso

  • La necropoli di di Sant’Antonino

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    La basilica di Sant’Antonino, insieme con la sua piazza e con la vicina chiesetta di Santa Maria in Cortina, occupa il sito di una vasta necropoli romana, esterna alle mura ed attestata lungo l’antica strada per la Val Nure, attuale via Pietro Giordani. L’utilizzo cimiteriale di quest’area è documentato sin dall’età Augustea, periodo cui risale l’epigrafe funeraria dei Caecilii (sec. I a.C. – I sec. d.C.), anticamente inserita in un più grande mausoleo cilindrico,ed attualmente reimpiegata nella chiesetta di Santa Maria in Cortina. Nei sotterranei di questa stessa chiesa si trova inoltre la tomba di Sant’Antonino (secc. III – IV d.C.), un’antica camera ipogea che la tradizione locale indica come sepolcro del Santo Patrono di Piacenza, martirizzato nell’anno 303. In epoca paleocristiana l’antica necropoli fu scelta per innalzarvi la grande basilica vittoriana, fondata da S. Vittore, primo vescovo di Piacenza, che vi fu poi sepolto intorno al 375. Solo pochi decenni più tardi, con il ritrovamento della tomba e delle spoglie di Sant’Antonino (400 circa), la basilica vittoriana prese a custodire le Reliquie del Santo Patrono, assumendo così la definitiva dedica a Sant’Antonino; nello stesso periodo, sull’antico ipogeo venne infine costruita la chiesetta di Santa Maria in Cortina (sec. V – rifacimenti: secc. XV - XIX).

    Reperti visibili sul posto

    Reperti visibili sul posto

    Chiesa di Santa Maria in Cortina (nel piccolo cortile interno adiacente al lato sinistro): epigrafe funeraria di Lucio Caecilio Flacco, questore, tribuno, augure e curatore del tempio di Giove (I sec. a.C. – I sec. d.C.), facente parte del grande monumento funerario dei Caecilii.
    Fruibilità condizionata isu richiesta al parroco di Sant'Antonino.

    Chiesa di Santa Maria in Cortina (sotto al presbiterio, accessibile dalla sagrestia): tomba ipogea di Sant’Antonino (III – IV sec. d.C.).
    Non visitabile la discesa nell’ipogeo estremamente difficoltosa.

    Basilica di Sant’Antonino (all’esterno dell’ingresso verso la piazza):sarcofagi di età tardo – antica e paleocristianasecc. IV – V d.C.); quello sul lato destro (guardando la chiesa) è stato riutilizzato in età medievale dalla nobile famiglia Coppalati, il cui nome ricorre infatti nella consunta iscrizione sulla copertura.
    Fruibilità libera I manufatti sono perfettamente visibili dalla strada.

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  • Le mura tardoantiche ed altomedievali di via Chiapponi

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    Lasciata la Basilica di Sant’Antonino si prosegue lungo via Chiapponi in direzione di piazza del Duomo. Percorrendo questa strada, si oltrepassa idealmente l’antico allineamento delle mura meridionali, attraversandone a poco a poco tutto l’originario spessore strategico. All’inizio della via, negli scantinati del bar “Asti” (in angolo con via Giovanni Battista Scalabrini), sono infatti ben visibili alcune grosse strutture murarie in pietra, riutilizzate come fondazioni degli edifici attuali e talvolta riferite, in forma dubitativa, al sistema difensivo tardoantico (secc. V – VI) o più probabilmente altomedievale (sec. IX). Proseguendo lungo il primo tratto della strada si arriva quindi ad un crocicchio, fiancheggiato da un piccolo slargo sulla sinistra e da un vicolo chiuso sulla destra: questo allineamento, trasversale a via Chiapponi, ricalca l’alveo del Rivo Meridiano, un canale scavato anticamente come fossato delle mura meridionali romane,e rimasto a cielo aperto ancora in pieno Ottocento.

    Oltrepassato questo crocicchio, si interseca infine la via Sopramuro, così chiamata per la sua coincidenza con le antiche fortificazioni romane, e infatti allineata parallelamente al corso del Rivo Meridiano. Da qui in avanti, si entra pienamente nell’antico corpo urbano di Placentia

    Reperti visibili sul posto

    Nello scantinato del bar “Asti”: grosse strutture murarie in pietra, talvolta indicate come resti delle mura urbane di età tardoantica(secc. V – VI) o altomedievale (sec. IX).
    Fruibilità libera per vedere le mura è sufficiente una consumazione al bar, per poi scendere nei locali posti nel sotterraneo.


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  • Il complesso episcopale paleocristiano e le mura orientali

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    Terminata via Chiapponi si arriva nella piazza del Duomo, dove svetta la Cattedrale romanica di Santa Maria Assunta, costruita nel 1122 sul sito del preesistente Duomo di Santa Giustina (sec. IX). Fin dall’epoca paleocristiana qui ebbero sede l’Episcopio, la Chiesa Maggiore e il Battistero, ridossati internamente alle mura romane orientali (odierne vie Vescovado e Trebbiola). La prima Cattedrale coincideva forse con l’antica chiesa di San Giovanni de Domo, nota sin dall’VIII secolo e sopravvissuta fino al 1544 poco a nord del Duomo attuale. Nel centro della piazza doveva trovarsi invece il Battistero paleocristiano (secc. IV – V) a pianta ottagonale, i cui resti furono ritrovati nel 1857 durante il posizionamento della Colonna dell’Assunta: ancora oggi, l’aiuola ai piedi del monumento ne ricalca il perimetro (FIG.4). In epoca tardoantica ed altomedievale (secc. VI – IX) il primitivo polo religioso crebbe ulteriormente, dotandosi di nuovi luoghi di culto in aggiunta a quelli già esistenti: tra questi sorse anche la chiesa di Santa Giustina, destinata a sostituire San Giovanni de Domo come nuova Cattedrale nell’855. Non potendo occupare lo spazio cittadino, già saturo, il nuovo quartiere vescovile crebbe all’esterno, tanto che intorno all’870 le antiche mura orientali dovettero essere allargate a semicerchio per includere le nuove addizioni: tuttora il sinuoso tracciato di via Prevostura, sul retro del Duomo, ricalca la correzione muraria altomedievale.

    Reperti visibili sul posto

    Sotto l’aiuola ottagonale ai piedi della Colonna dell’Assunta: strutture murarie concentriche a pianta ottagonale(secc. IV – V d.C.)ricavate su un più antico ambiente pavimentato a mosaicosec. II d.C.). Tali ritrovamenti hanno avuto nel tempo molte possibili interpretazioni: la più recente li identifica tuttora come i resti del primitivo Battistero paleocristiano di Piacenza, ricavato negli spazi privati di una preesistente domus d’età imperiale, forse appartenuta ad un ricco patrizio cristiano.
    Non visitabile i reperti sono completamente occultati sotto al monumento dell’Assunta. La forma dell’aiuola ne ricalca l’esatto perimetro.


  • La Porta Orientale e l’antica chiesa di Santa Croce (attuale San Rocco)

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    Dalla piazza del Duomo si imbocca via Legnano, coincidente con il ridosso interno delle mura romane, e si giunge sino all’incrocio con via Roma, ideale prolungamento della Via Aemilia e antico decumano massimo di Placentia. Sul crocicchio si notano le strutture in mattoni a vista del pregevole oratorio di San Rocco, costruito nel 1577 sulle rimanenze della chiesa di Santa Croce a Porta Nuova, risalente al X secolo. Il nome stesso di questa antica chiesa rivela la sua vicinanza alla Porta Orientale romana, chiamata anche “Porta Nuova” nel Medioevo, e situata solo poche decine di metri più ad est lungo l’attuale via Roma, nel punto dove la Via Aemilia e la Via Postumia confluivano in città.

    Le mura romane di Placentia, ricostruite e rinforzate tra III e VI secolo d.C., sopravvissero con modifiche ed adeguamenti fino all’inizio del XII secolo: pertanto, quando venne indicata per la prima volta la chiesa di Santa Croce (995), la Porta Orientale sopravviveva ancora nella sua funzione e nella sua posizione, anche se indicata ormai come “Porta Nuova” per qualche sua ricostruzione o ammodernamento.

    Reperti visibili sul posto

    Nell’oratorio di San Rocco: la cripta dell’oratorio è stata reimpiegata dall’antica Santa Croce a Porta Nuova (sec. X). Il suo pavimento raggiunge la quota stradale dell’antico decumano massimo d’età romana.
    Fruibilità condizionata su richiesta all’associazione culturale Domus Justinae.


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  • Via Sopramuro e l’antica Porta Aenea

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    Dall’oratorio di San Rocco si ritorna indietro fino ad imboccare via Sopramuro, che ricalca un buon tratto delle antiche mura romane meridionali, talvolta emerse lungo la strada in occasione di scavi e cantieri. Come già accennato nella tappa n.2, queste fortificazioni erano potenziate esternamente da un fossato, parzialmente sopravvissuto fino all’Ottocento con il nome di Rivo Meridiano. Tale barriera non aveva comunque impedito la formazione di una periferia esterna alle mura, documentata dal frequente ritrovamento di mosaici lungo le attuali vie Sant’Antonino, Garibaldi e Scalabrini. Così configurate, le mura meridionali erano intervallate da alcune porte fortificate, una delle quali si trovava nell’attuale incrocio tra via Sopramuro e via Felice Frasi: si trattava dall’antica Porta Aenea, ossia, in latino, la “porta bronzea” posta a guardia della strada per la Val Nure e così chiamata forse per il materiale di cui erano rivestiti i suoi battenti. Dell’antica porta non sussistono tracce archeologiche ma la sua presenza è comunque ricordata da una piccola lapide in latino, ormai quasi illeggibile, posta sullo spigolo del palazzo nell’angolo sud-ovest del crocicchio, all'altezza di circa 3,5 m.

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno.


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  • La Porta Meridionale e il santuario militare in piazza de’ Cavalli

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    Dopo il crocicchio della Porta Aenea, via Sopramuro prosegue fino ad incontrare Corso Vittorio Emanuele II, sul quale si apre la grande piazza de’Cavalli. Il tracciato del Corso ricalca l’antico cardine massimo di Placentia, continuazione della strada proveniente da Genova e dalla Val Trebbia, che attraversava la città raggiungendone il porto sul Po. In corrispondenza di questo asse, nelle mura meridionali si apriva un’altra porta fortificata, oggi scomparsa, che doveva trovarsi a lato del Palazzo dei Mercanti, sede del Municipio.

    L’attuale piazza de’Cavalli, immediatamente interna alle mura, coincideva forse con l’antica “piazza d’armi” romana, destinata al culto delle divinità militari. Tale ipotesi, ancora dubitativa, venne proposta fin dal 1281, quando nel cantiere del Palazzo Comunale fu ritrovata un’ara dedicata a Bellona, dea della Guerra. Altri indizi sulla possibile consacrazione militare della piazza emersero anche in epoche più recenti: ad esempio nel 1625, quando fu recuperata l’iscrizione di Pallade Vittrice nello scavo per il monumento equestre di Alessandro Farnese; o ancora nel 1938, quando nel cantiere dei palazzi I.N.A. e I.N.P.S. (lato est della piazza) fu ritrovata la cosiddetta Nike di Kleomene (I sec. a.C.), una statua mutila firmata dallo scultore ateniese Kleomene, tradizionalmente identificata come un’effige della dea Vittoria (in greco appunto “Nike”).

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno


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  • La piazzetta di San Martino, area dell’antico Foro

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    Lasciata piazza de’Cavalli si risale via Cavour fino all’incrocio con via Roma; svoltando in questa strada si entra nella piazzetta della chiesetta di San Martino in Foro, (sec. V - rifacimenti: secc. XVIII – XIX), il cui nome rivela la coincidenza di quest’area con l’antico Foro di Placentia. Ombelico della città romana, il foro si attestava all’incrocio tra cardine e decumano massimi, corrispondenti agli odierni Corso – via Cavour e via Roma – via Borghetto. Monumentalizzato in età augustea (I sec. a.C. – I sec. d.C.), lo spazio forense venne abbandonato nell’alto medioevo (secc. VII – IX) scomparendo sotto la successiva crescita edilizia, tanto che il suo antico impianto resta tuttora incerto. Nel merito, alcuni studiosi ritengono che la piazza si estendesse a sud di via Roma, occupando due isolati urbani: il suo Capitolium, tempio principale della città, sarebbe stato ricalcato nel medioevo dalla chiesa di San Pietro in Foro, fondata nell’820 e tuttora esistente nella sua versione cinquecentesca. Un’altra teoria ritiene invece che il Foro fosse attraversato dall’attuale via Roma, estendendosi in lunghezza da San Pietro fino a via Cittadella, per un totale di sei isolati. In questo assetto, i templi della piazza sarebbero stati due, ricalcati oggi dalle chiese di San Pietro a sud, antico Capitoliumi>, e di San Martino a nord, costruita nell’anno 410 forse sulle rovine di un più antico santuario pagano.

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno


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