La porta della Via Postumia

dal borgo esterno al probabile sito del Teatro

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Descrizione

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L’itinerario si articola nel quadrante Sud – Ovest di Placentia, concentrandosi soprattutto nelle vicinanze di piazza del Borgo, suggestivo angolo medievale cresciuto all’esterno di un’antica porta romana dove confluivano la Via Postumia (attuale via G. Taverna), la circonvallazione esterna alle mura meridionali (odierne via Garibaldi e via Sant’Antonino), e infine una terza strada diretta in Val Trebbia (attuale via Castello). Il percorso ha inizio proprio nella piazza, dalla quale si entra nel perimetro murario fiancheggiando la Torre degli Scotti (sec. XI - XII), innalzata nei pressi della più antica porta romana. Poco più avanti si raggiungono prima i resti di un tempio (sec. I d.C.), rinvenuti sotto al Monte di Pietà, e poi il vicino Antiquarium Santa Margherita, ricavato nella cripta altomedievale dell’ex chiesa omonima, dove è stata messa in luce un’interessante stratificazione archeologica dall’età romana (II sec. a.C. – IV d.C.) sino al basso medioevo (secc. XIII – XIV). Il percorso continua nelle vicine via Molineria di San Nicolò e via San Rocchino, dove si scorgono brevi tratti delle antiche mura occidentali (secc. III – IX) reimpiegati come terrapieni nei cortili privati. Da qui, risalendo il vallo tramite la scalinata della Muntà di Ratt, si ritorna nel perimetro murario e si prosegue lungo via G. Mazzini fino a piazza de’Cavalli: qui si imbocca via Cittadella fino a raggiungere la chiesetta di San Fermo, forse coincidente con il probabile sito del Teatro romano. L’itinerario attraversa quindi via Cavour, antico cardine massimo, e termina infine nella piazzetta di San Martino, area dell’antico Foro urbano.

Percorso

  • Piazza del Borgo e la porta romana sulla via Postumia

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    Come indicato dalla sua stessa toponomastica, la piazza del Borgo costituisce il nucleo di un insediamento alto-medievale, cresciuto all’esterno di un’antica porta romana dove si saldavano la Via Postumia (attuale via G. Taverna), la strada per la Val Trebbia (odierna via Castello) e la circonvallazione delle mura meridionali (oggi via Garibaldi); il sito era inoltre attraversato da un importante canale, in seguito chiamato Rivo Beverora, che alimentava i fossati delle mura.

    L’esistenza del Borgo è storicamente documentata a partire dalla fondazione della chiesa di Santa Brigida (sec. IX), tuttora visibile nella piazza; l’occupazione del sito potrebbe però anticiparsi all'età romana, come indicato dal mosaico emerso nel vicino vicolo Sant’Andrea, forse pertinente a qualche domus periferica: un situazione riscontrata anche lungo le attuali vie Garibaldi, Sant’Antonino e Scalabrini, già esterne alle antiche mura meridionali. Dalla piazza si entra nell’antico limite murario imboccando via C. Poggiali, in angolo con la possente casa-torre degli Scotti (sec. XI - XII); il torrione, appartenuto all’omonima famiglia fino al secolo XVI, fu innalzato nelle vicinanze della vecchia porta romana, forse come parte integrante di un nuovo varco fortificato ricostruito in età medievale.

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno.


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  • I resti delle mura e del tempio sotto al Monte di Pietà

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    Percorrendo un breve tratto di via C. Poggiali si giunge rapidamente all’incrocio con via del Monte, fiancheggiata sulla destra dal sobrio palazzo del Monte di Pietà (secc. XV – XIX), oggi inserito nel complesso bancario Cariparma. Svoltando nella via, lungo la facciata del Monte si notano sotto all’intonaco alcune porzioni murarie in mattoni e pietre: tali frammenti appartengono ad una più antica struttura muraria, successivamente inglobata nei sotterranei del palazzo, e identificata da alcuni studiosi come un tratto delle mura meridionali d’età romano-tardoantica (secc. III – VI d.C.).

    Tale muraglione, forse costruito nell’emergenza delle prime scorrerie barbariche su Placentia (sec. III d.C.), si addossò sul retro di un edificio templare (secc. I – II d.C.) comportandone il radicale riassetto se non addirittura la distruzione: durante alcuni lavori nei sotterranei del Monte di Pietà, tra il 1971 ed il 1975, sono infatti emersi i resti del basolato stradale, del podio e di un’ara pertinenti al santuario, visibilmente alterati dalle fondazioni del retrostante muraglione. Sempre nei sotterranei del complesso bancario Cariparma, sono inoltre riemersi pregevoli mosaici ed elementi scultorei appartenenti ad un esteso complesso di domus d’età alto imperiale (secc. I – II d.C.).

    Reperti visibili sul posto

    Nei sotterranei dell’ex Monte di Pietà, nel complesso bancario Cariparma: resti di basolato stradale, di un’ara e di un podio pertinenti ad un luogo di culto secc. I – II d.C.). A ridosso di tali reperti sussistono le fondazioni della cinta difensiva romano – tardoantica (secc. III – VI d.C.).
    Fruibilità condizionata su richiesta formale (cartacea o via mail) alla dirigenza Cariparma

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  • La cripta e l’Antiquarium di Santa Margherita

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    Dopo via del Monte si svolta a destra in via Sant’Eufemia, giungendo rapidamente all’Auditorium Santa Margherita, di pertinenza della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Questa elegante sala conferenze è stata ricavata nell’ex chiesa di Santa Margherita (secc. XII – XVIII), a sua volta innalzata sulla più antica cripta di Santa Liberata (sec. X), con il fronte principale sul retrostante vicolo Santa Margherita. Nella cripta sotterranea è stato recentemente allestito un interessante Antiquarium con relativo percorso archeologico, nel quale è messa in luce la complessa stratificazione del sito.

    L’area venne infatti occupata in epoca repubblicana da strutture produttive (secc. II - I a.C.), sulle quali furono poi ricavati alcuni ambienti residenziali d’età augustea e imperiale (I sec. a.C. – II sec. d.C.). Secoli dopo, in epoca barbarica, il sito venne abbandonato, coperto di detriti e convertito ad uso cimiteriale, come testimoniato da un piccolo sepolcreto altomedievale (secc. VI – IX) messo in luce sul retro della cripta. Sull’area di questo stesso cimitero venne quindi innalzata la chiesa di Santa Liberata (sec. X) con relativa cripta, in gran parte realizzata con materiali romani di reimpiego, forse recuperati dal vicino tempio di via del Monte (vedi tappa n.2). Infine, sulla chiesa primigenia venne poi innalzato il santuario romanico dedicato a Santa Margherita (secc. XII – XIII), tuttora visibile nella sua riconfigurazione d’età barocca.

    Reperti visibili sul posto

    Nell’Antiquarium di Santa Margherita sotto all’Auditorium (cripta di Santa Liberata):

      Lungo le scale d’accesso alla cripta:
    • lacerti di affreschi medievali pertinenti alla chiesa di Santa Margherita (secc. XIII);
      Nella cripta:
    • resti di mosaico e frammenti d’intonaco pertinenti alle abitazioni romane d’età imperiale (secc. I – II d.C.);
    • Colonne e strutture della cripta realizzate con materiali romani di reimpiego(secc. I – II d.C.);
      Sano laterale alla cripta (sulla sinistra):
    • resti di una fornace (forse di epoca medievale o post - medievale);
      Sul retro della cripta:
    • resti di un piccolo sepolcreto alto medievale (secc. VI - IX);
      Vano di uscita dalla cripta:
    • esposizione dei reperti recuperati negli scavi del sito;

    Fruibilità libera l’Antiquarium costituisce una “sezione distaccata” del Museo Civico Archeologico (sede centrale a Palazzo Farnese), ed è pertanto visitabile in determinate fasce orarie.


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  • La scalinata della Muntà di Ratt e le mura di via San Rocchino.

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    Dall’Auditorium di Santa Margherita si prosegue su via Sant’Eufemia sino all’incrocio con via G. Mazzini; dopo aver svoltato a sinistra in questa strada, la si percorre fino ad un’ampia scalinata nota come la Muntà di Ratt, ovvero la “Salita dei Ratti”, dal nome di una famiglia che vi abitò nel ‘500. La scalinata scende nelle zone più basse della città, spesso minacciate dal Po, superando un forte dislivello già utilizzato in epoca romana per attestarvi il vallo delle mura urbane. Scendendo la scalinata si esce quindi dall’antico perimetro urbano, raggiungendo il sottostante asse di via San Rocchino e via Molineria di San Nicolò. Questa strada ricorda nel proprio nome la remota presenza di alcuni mulini attestati su un antico rivo urbano, ancora esistente nel pieno Ottocento e nato originariamente come fossato per le mura occidentali d’età romano-tardoantica (secc. III – VI). Alcuni tratti di queste mura, modificati nell’alto-medioevo, sono sopravvissuti come terrapieni per orti e giardini dei “quartieri alti”, rimanendo tuttora visibili da un cortile privato di via San Rocchino (civico n.22).

    Reperti visibili sul posto

    Lungo via San Rocchino (visibile dal cancello privato del civico n.22): tratto di cinta muraria assegnata dubitativamente all’epoca tardo–antica o altomedievale (secc. III – IX)
    Fruibilità libera le mura si trovano all’interno di un cortile privato, e pertanto non sono accessibili al pubblico. Tuttavia, le strutture sono perfettamente visibili anche da strada attraverso il cancello del cortile.


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  • Il probabile sito del Teatro

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    Da via San Rocchino si ritorna in via G. Mazzini, percorrendola a ritroso fino a piazza de’Cavalli; qui si svolta a sinistra in via Cittadella, e si prosegue sino alla piazzetta della chiesa di San Fermo (secc. XV – XVIII): il santuario, oggi utilizzato dalla locale comunità ortodossa, sorge a sua volta sulla più antica Santa Maria degli Speroni, documentata fin dal 1132. Le cronache locali riferiscono di alcuni scavi, condotti presso la chiesa tra Sette e Ottocento, che riportarono in luce grosse strutture murarie in pietra squadrata, le cui dimensioni fecero pensare alle fondamenta di un antico edificio monumentale. Sulla scia di queste premesse, alcuni studiosi hanno recentemente ipotizzato una connessione tra questi reperti ed il teatro romano di Placentia, di cui fino ad oggi non è emerso alcun riscontro né archeologico né urbanistico. In effetti, l’area di San Fermo è molto vicina alla piazzetta di San Martino, sito dell’antica piazza forense (vedi tappa successiva), e pertanto non è improbabile che il teatro, edificio di grande rilevanza estetica e pubblica, le fosse collocato in prossimità.

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno.


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  • La piazzetta di San Martino, area dell’antico Foro

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    Lasciata la chiesa di San Fermo si ritorna al precedente incrocio con via Borghetto; qui si svolta a sinistra e si prosegue oltrepassando il semaforo con via Cavour, entrando infine nella piazzetta della chiesetta di San Martino in Foro, (sec. V - rifacimenti: secc. XVIII – XIX), il cui nome rivela la coincidenza di quest’area con l’antico Foro di Placentia. Ombelico della città romana, il foro si attestava all’incrocio tra cardine e decumano massimi, corrispondenti agli odierni Corso – via Cavour e via Roma – via Borghetto. Monumentalizzato in età augustea (I sec. a.C. – I sec. d.C.), lo spazio forense venne abbandonato nell’alto medioevo (secc. VII – IX) scomparendo sotto la successiva crescita edilizia, tanto che il suo antico impianto resta tuttora incerto. Nel merito, alcuni studiosi ritengono che la piazza si estendesse a sud di via Roma, occupando due isolati urbani: il suo Capitolium, tempio principale della città, sarebbe stato ricalcato nel medioevo dalla chiesa di San Pietro in Foro, fondata nell’820 e tuttora esistente nella sua versione cinquecentesca. Un’altra teoria ritiene invece che il Foro fosse attraversato dall’attuale via Roma, estendendosi in lunghezza da San Pietro fino a via Cittadella, per un totale di sei isolati. In questo assetto, i templi della piazza sarebbero stati due, ricalcati oggi dalle chiese di San Pietro a sud, antico Capitoliumi>, e di San Martino a nord, costruita nell’anno 410 forse sulle rovine di un più antico santuario pagano.

    Reperti visibili sul posto

    Nessuno.


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